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Mastrobono Platino

Il Mastrobono Platino è un vino bianco di grande struttura, in cui qualità e forza si fondono meravigliosamente. Il riflesso verdognolo nel colore iniziale, con il tempo si trasforma in un riflesso dorato. In questo vino fermo gli aromi primari, derivanti dalla fermentazione, si evolvono in sentori di pesca e pera matura, mandorla, vaniglia e miele.

14,00 / 0,75 l

DENOMINAZIONE

Trebbiano d’Abruzzo DOC Riserva

FORMA DI ALLEVAMENTO

Filare, guyot semplice

VITIGNO

Trebbiano abruzzese 100%

ANNATA

2019

GRADAZIONE

14% Vol.

RESIDUO ZUCCHERINO

Tracce

TEMPERATURA DI SERVIZIO

9 – 12 °C

FORMATO BOTTIGLIA

Borgognotta storica da litri 0,75

TERRENO

Medio impasto

IMBOTTIGLIAMENTO

Imbottigliato da LA QUERCIA
Morro d'Oro (Te) – Italia

Contiene solfiti

Prodotto in Italia

Scheda tecnica Raccolta differenziata

ALTITUDINE

250 m s.l.m.

VENDEMMIA

Raccolta manuale, seconda decade di ottobre previa selezione uve in vigneto.

VINIFICAZIONE

Dopo la fermentazione a temperatura controllata, segue un affinamento lungo, dove la maturazione avviene in parte in tonneaux, in parte affinata sulle proprie fecce. L’affinamento in bottiglia completa il tutto.

PRIMA ANNATA DI PRODUZIONE

2019

STORIA

L’etichetta Mastrobono per LA QUERCIA simboleggia un’amicizia nuova, una ritrovata e altre confermate, è espressione di tradizioni, di affetti ritrovati e di amore per il territorio… il nome nasce in omaggio a Mastro Melchiorre Bono, scalpellino abruzzese, artista minore, poco noto ma, come tanti altri, fondamentale nell’arricchimento di un territorio forse dimenticato.
Vino ottenuto da uva Trebbiano. Maturato per due anni in grandi botti di rovere ed affinato in bottiglia.
La vinificazione con lunga macerazione del succo con la buccia permette di ottenere un prodotto dal caratteristico colore giallo paglierino e dal profumo intenso, fruttato, con lievi sentori di mandorla e sapore secco e rotondo.
La presenza del vitigno Trebbiano nell’Italia centrale si può far risalire all’epoca romana. Plinio descriveva un “Vinum trebulanum”, dal sostantivo “trebula”, casale o fattoria. L’etimologia di Trebbiano, indica quindi in via generale un vino bianco locale paesano o casereccio, prodotto nei vari poderi o fattorie di campagna e consumato dagli stessi contadini. Qualunque sia la sua origine, occorre risalire agli inizi del Trecento per trovare una prima descrizione, per mano di Pier Dè Crescenzi, del vitigno Trebbiano: “… et un’altra maniera d’uve la quale Trebbiana è dicta et è bianca con granello ritondo, piccholo et molti acini avere…”. Nel Cinquecento Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, ricorda come fosse diffusa la coltivazione del Trebbiano in Toscana, così come alla fine del secolo stesso il marchigiano Andrea Bacci, medico personale di papa Sisto V, parla di numerosi vini Trebulani e segnala la presenza di uve “moscatelle e trebulane” anche nei territori limitrofi al lago del Fucino. La presenza del Trebbiano in Abruzzo si ritrova anche nella monografia di Raffaele Sante del 1856. Oggi un gran numero di vitigni porta il nome Trebbiano, spesso accompagnato dal nome geografico che ne dovrebbe indicare i territori di origine, ma individuarne le differenze risulta una difficile impresa, come sosteneva anche l’ampelografo del primo Novecento Giuseppe Rovasenda e poi più tardi il Marzotto. Tanto è vero che ad esempio il Trebbiano Abruzzese è stato confuso con il bombino bianco, si pensi che nel disciplinare approvato nel 1972 era riportato che il vino “deve essere ottenuto dalle uve provenienti da vigneti composti dai vitigni trebbiano d’Abruzzo (bombino Bianco) e/o trebbiano toscano…”. Questi vitigni costituiscono la base fondamentale per la doc bianca più diffusa della regione Abruzzo, il cui disciplinare è stato più volte rivisto e adeguato. L’incidenza del fattore umano è comunque fondamentale poiché, attraverso il miglioramento di alcune pratiche enologiche, è possibile ottenere un prodotto molto caratteristico e tipico.

PRODUZIONE

La cura del vitigno: a metà inverno viene eseguita manualmente la potatura invernale, in primavera, prima del germogliamento, viene eseguita la legatura dei tralci; ad inizio estate si effettua la potatura verde e ad inizio agosto si procede ad un ultimo passaggio per sfoltire eventuali eccessi di produzione e cimare le viti. Il fondo non viene lavorato ma solo sfalciato, in modo da utilizzare i resti di sfalcio per facilitare la formazione di substrato. Il sistema di non lavorazione del fondo evita, inoltre, il trascinamento a valle di terra in caso di piogge torrenziali. Nella seconda decade di ottobre si procede con la raccolta e la successiva vinificazione delle uve.

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE

Colore giallo dorato intenso e sfumature giallo dorato, profumo intenso, pulito, gradevole e raffinato; apre con note di mela, susina e mandorla seguite da aromi di pera matura, agrumi, biancospino, miele, vaniglia e pesca matura.

RICONOSCIMENTI

GUIDA VERONELLI 2023
Trebbiano d’Abruzzo MASTROBONO PLATINO
Valutazione: DUE STELLE ★★

ABBINAMENTI

Mastrobono Platino è un vino bianco fermo di grande struttura. Al palato ritroviamo un gusto rotondo e morbido che prepara la bocca a degustare diversi piatti abruzzesi e non solo. Mastrobono si accosta a formaggi stagionati, come pecorino e caciotte miste stagionate. Questo vino bianco dal colore giallo dorato è ideale anche con il pesce spada alla griglia, grigliata di calamari e seppie o salmone alla piastra. In un pasto caldo e tradizionale, valorizza le zuppe di verdura di stagione. Per citare due piatti conosciuti, consigliamo la degustazione di un calice di Mastrobono anche con la genovese, primo piatto tipico napoletano condito con ragù bianco, o con le carni bianche, in particolare il tacchino alla canzanese.

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